lunedì 10 maggio 2010

Marcello Malandugno

Il 9 maggio 2010 presso la Chiesa di Santa Maria Annunciata in San Martino dall'Argine (Mantova) si è tenuta l'inaugurazione della personale del maestro Marcello Malandugno organizzata dalla Galleria d'Arte Moderna Studio 10.

Al vernissage era presente un pubblico numeroso, attento ed interessato, che ha potuto conoscere direttamente il maestro e con il quale si è instaurato, sin da subito, un clima di empatia sfociato in rapporto cordiale e di profondo apprezzamento per le qualità umane ed artistiche del pittore salentino.

Un ringraziamento è doveroso ai Signori Gandolfi della Galleria Studio 10 di San Martino che hanno, con la consueta professionalità e dedizione, organizzato un evento importante (il terzo negli ultimi due anni all'interno della cinquecentensca chiesa di San Martino dall'Argine) e di ampio respiro culturale. Infine un rigraziamento anche al Comune di San Martino dall'Argine per aver reso disponibile la struttura, di notevole rilevanza storico-architettonica, che ospita l'evento. La rassegna terminerà il 30 maggio.














Testo critico di Paolo Marzano

Marcello Malandugno: la transitorietà della materia e/o il tempo della narrazione

La 'regola' compositiva tradotta dalla scansione temporale è trasposta, da Marcello Malandugno, nella logica immobile di un quotidiano denso. Egli alimenta un paesaggio alternativo, muta la rappresentazione degli oggetti e la loro relazione con lo spazio. Allestisce un apparato complesso di significanze fisiche strutturate secondo una relazionalità percettiva.La compromessa e perfettibile transitorietà della materia, il suo colore, il suo tono, la luce che l'avvolge crea nuove traiettorie di senso, concettualmente rivestendo quelle che riconosco come delle “forme uniche nella fluidità del tempo”. Oggetti tanto casuali quanto riconoscibili, divengono impronte di un'estetica rinnovata. Evidente è la ricerca di una nuova configurazione alternativa dei termini artistici appartenenti alla dimensione mitologica. Malandugno narra l'interessante avventura di un continuo spostamento in 'verticale' dentro la natura delle cose, lì dove esse diventano tutt'uno con l'essenza più profonda della loro realtà emergente e strutturante. Più che un 'viaggio' introspettivo, Marcello Malandugno indaga, come pochi, lo spostamento dell'ente fisico (oggetto) nel suo compiere il balzo nella dimensione concettuale. Ne scaturisce una dialettica artistica dinamica e coinvolgente, sconfinante in squisite ed instabili asimmetrie, riconoscibili dai riferimenti metafisici con divagazioni surreali e componenti informali fuse ad un 'sottile' simbolismo. La pittura di Malandugno è matura di una pregevole 'sensazione' relazionale. Lo spazio così con-formato, acquista volume proprio e, nei neri, nei bianchi, nei rossi negli azzurri, diventa tempo in nuce. Ma non è forse questo aspetto sperimentale dell'azione dell'uomo (artista) sulla materia che definisce il tempo storico di un mondo (artistico) in evoluzione?La figura dell'angelo umanizza con disinvoltura temporale ciò che dell'uomo diventa la sua attinente natura divina (o percettiva?!), nelle composizioni dei totem emerge come tempo mitico, nelle ipotesi di paesaggio, dove alberi dal tronco ' a punta di scalpello' nascono dalla pietra (leccese), il tempo è dato ai ricordi di tagli inferti dall'uomo nella crosta terrestre, profili di reali giochi visivi esistenti nell'esperienza del visibile, suo della storia del pittore Marcello Malandugno. L'originaria compositività di oggetti morandiani sul piano di un tavolo è tramutata in natura morta con paesaggio-totem. Una conchiglia con le ali inizia il volo, staccandosi dai significati possibili per il viaggio primario degli oggetti verso il mondo della loro percezione o da esso in arrivo con il loro carico intellegibile di verità. La ricerca continua e la narrazione trova altri parametri di comunicazione. Prova ne è l'uso contemporaneo di aggiunte di materiali diversi (legni, metalli) dipinti uniti alla superficie del quadro. Esse sconnettono il piano di lavoro, ma completano un linguaggio pittorico 'altro', disarticolano la superficie riproponendosi come un entusiasmante esperienza polimaterica tutta ancora da sperimentare per questa nuova fase dell'artista. Il sole è ancor alto, nel mattino dell'arte, di Marcello Malandugno.