venerdì 25 giugno 2010

Renzo Emiliani



Testi critici

"... della pittura preziosa, raffinata, colta, emozionante ..."

Oltre la storicizzazione interna che consente di apprezzare in appieno il passaggio di Emiliani da temi ed interpretazioni metafisico-simboliste ad afflati di più accentuata visionarietà lirica, per la coraggiosa messa in gioco che l'autore compie in rapporto alla dimensionalità spaziale, inconsueta nei dipinti, prevalentemente di ampie dimensioni, che confermano la grande sicurezza tecnica e la raffinata maestria pittorico-compositiva di cui l'artista è in possesso. Ci troviamo davanti, o meglio immersi, in una pittura capace di suscitare un forte coinvolgimento emozionale e di far sprigionare sensazioni sopite: la capacità dell'artista di interpretare la realtà come sentimento e spiritualità in atto conduce, da un lato, a una pittura dal forte impianto romantico, dall'altro, spinge a ricondurvi tutta una ricchezza di cognizioni, di sapienza e di simboli leggibili in filigrana all'intorno del binomio luce-colore, essi gravitano entro i termini della cultura e della filosofia dell'area mediterranea, della lettura di viaggio e dell'immaginario che l'ignoto ha, nei secoli, suscitato. Con il termine “ignoto” si sottolinea la valenza mistica, la molteplicità dei significati, sia esso l'ignoto grafico, che quello umano, onirico o introspettivo, quello fisico non meno che quello psichico. Ignoto ma non conoscibile, poiché la pittura di Renzo Emiliani addita in trasparenza, l'Oltre al di là degli sconvolgimenti, metaforici e reali, una oggettività trasfigurata, ma comunque attingibile, una conoscenza magari criptica ma possibile. La dimensione del dipingere ha respiro largo, sentimento cosmico, come se vi parlasse (di diritto, per l'arte) il linguaggio dell'universalità.

La mano domina la materia, la plasma e la lavora affinchè ogni macchia e ogni filamento siano asserviti alla necessità della pittura, alla gioiosità liberatoria del gesto pittorico, una gioiosità che si evince anche nella più tormentata drammaticità del racconto. E' pittura che non è spontaneità ma pensiero pensato sul segno, sul colore, sul lampo di luce.
Questa bella pittura, preziosa, raffinata e colta, emozionante, dice apertamente di sé, narra del passato culturale che l'ha generata e addita una lettura del mondo calata nel presente, tutta da intendere nella dinamicità del segno, nell'attenzione alla natura, al suo evolversi, ai suoi sconvolgimenti, nuovi e antichi ad un tempo, mettendo in mostra una propensione incisiva alla visione anticipatoria di un possibile o probabile futuro. Sono dipinti che denotano una capacità interpretativa a tutto campo nella situazione di oggi ma che non si precludono la percezione di ciò che sta oltre il visibile, poeticamente espressa per lampi di luce, per sfrangiature cromatiche sovrapposte, o come dramma, suggerito dagli empiti tonali, dai moti diagonali, dalle costruzioni volutamente irrisolte e perse nello sfilare degli orizzonti. La complessità cromatica della tavolozza dell'artista mantovano appare sempre più ricca e composita nelle opere dell'ultimo periodo esecutivo, quasi a sottolineare la varietà interpretativa di questo visionare poeta del pennello.
Tiziana Cordani (La cronaca di Cremona 11/2003)



“Renzo Emiliani e la pittura come anamnesi”

Nella pittura di Renzo Emiliani è riscontrabile, pur nell'evoluzione della ricerca, una profonda e rigorosa coerenza. Elementi di coerenza e di continuità sono soprattutto ravvisabili nel dinamismo spaziale, nel senso diveniente delle forme e nella sicura costante di un ben provveduto supporto tecnico e culturale.
Nella prima metà degli anni sessanta, l'interesse per il dinamismo spaziale conduce Emiliani a realizzare un'originale sintesi dialettica (tra futurismo e cubismo) con la ricerca di un deciso nucleo strutturale.
Successivamente, fino a tutti gli anni settanta, gli spazi divengono più rarefatti e vedono l'introduzione di elementi figurativi antropomorfi, pur sempre dinamici, sempre spazialmente e ritmicamente scanditi e coinvolti. In tale periodo il rapporto uomo-spazio prelude a una disposizione metafisica: si tratta sovente di spazi onirici, magici e visionari, di luoghi senza luogo reale. Gli elementi antropomorfi sono qui ancora nitidamente definiti e contornati dal segno.
Gli anni ottanta vedono un'ulteriore accentuazione del processo di rarefazione dello spazio, un graduale abbandono degli elementi antropomorfi e un conseguente superamento del segno contornante e definitorio. La materia è ora quasi germinale, le forme si fanno sorgive e fluttuanti, come in una cosmogonia colta nel suo farsi, ancora sospesa fra caos e cosmo, in una sorta di stadio fetale del mondo, La stessa materia, le cromie preziosissime sembrano quasi avere la brillantezza dell'encausto, anche se si tratta (in una pittura dialettica, come quella di Emiliani) di una luminosità che ha interiorizzato il dominio dell'ombra, Luce e ombra sono infatti coessenziali nei dipinti dell'artista mantovano. I titoli stessi delle opere sono allusivi e sottilmente rivelatori: “Meditazione”, “Archeologia lacustre”, nostalgicamente evocante la primigenia purezza dell'acqua, “Spazio incantato”, “La macchina del tempo”...
Nelle opere dell'artista mantovano i vibratili sfondi chiaroscurali sono come allusivi sipari, appena dischiusi sul presentimento di un mistero...
Benvenuto Guerra (Mantova, 01/02/90)



1 commento:

Anonimo ha detto...

per me il pittore numero uno a Mantova, per tecnica e arte, che però grazie all'ottusità e ignoranza di chi potrebbe e DOVREBBE esaltarne le doti (Assessore alla Cultura e al Turismo dei miei stivali non firmati), non ha avuto il meritato palcoscenico... per ora!