giovedì 22 dicembre 2011

Auguri di Buone Feste 2011


Lorenzo Lotto Natività (1523)
Meravigliosa ed emozionante la natività di Lorenzo Lotto nella quale vediamo in primo piano, inginocchiati, in posizione simmetrica rispetto al Bambino, Maria e Giuseppe. Il santo acquista così un ruolo paritetico a quello della madre, secondo quelli che saranno i dettami della Controriforma che il Lotto sembra qui anticipare anche  nella volontà di rendere più umano e diretto il quadro. Profonda devozione verso il Figlio inserita in un contesto rustico con vari elementi ed oggetti di vita quotidiana tendenti a rendere più acceso il messaggio teologico nei confronti dei più comuni fedeli.

venerdì 7 ottobre 2011

Lucio Ranucci - "Vestigia di memorie" - Gall. d'arte Studio 10


Comunicato Stampa


 LUCIO RANUCCI
"Vestigia di memorie"

domenica 9 ottobre 2011 ore 17,00 - 19,30

presso la Chiesa di Santa Maria Annunciata di San Martino dall'Argine (MN)
La Galleria d'arte moderna "Studio 10" è lieta di invitarVi alla presentazione della
mostra personale dell'artista

Presentazione critica di Enzo Dall'Ara

Se l'espressione artistica è creazione ed estensione di un messaggio, la pittura di Lucio Ranucci, encomiabile decano e maestro ammirato in orizzonti nazionali ed internazionali, effonde la più sottile e profonda vibrazione dell'animo umano, impressa sull'eloquenza di una figurazione moderna ed intensa. L'eletta figura femminile, protagonista saldamente interiorizzata di numerosi dipinti, viene osservata ed ascoltata dall'autore in ogni istante di sollecitazione interiore, dall'abbandono della sorpresa, dalla riflessione alla voluttà. Essa non preclude, comunque, la scena pittorica ad altre mirabili realtà tematiche, quali il duro lavoro dei pescatori, le necessarie occupazioni domestiche, le pregnanti atmosfere del mercato, ma anche gli intervalli dedicati allo svago, agli incontri d'amore, alle relazioni sociali. Dal poliedro espressivo dell'autore emergono anche temi ispirati all'anima degli oggetti, ossia alle intime suggestioni della "natura morta". Eppure i dipinti aleggiano prevalentemente di una verità esistenziale che ricerca e scopre nella donna l'essenza assoluta della quotidiana realtà e del valore terreno e spirituale del vivere. Non v'è dubbio che l'artista, nel suo lungo iter espressivo, abbia configurato un diario personale in cui ha segnato le tappe di un percorso di vita reale, elevato all'emblema universale. Il transito al moderno-contemporaneo segue di pari passo il passaggio dal reale al "metareale" senza accusare iati o discordanze, evidenziando, anzi, una rara coerenza stilistica ed iconografica, propria degli autori di elevato spessore narrativo ed interpretativo.



Inaugurazione domenica 9 ottobre 2011 ore 17.00
San Martino dall’Argine (Mn), Chiesa di Santa Maria Annunciata
Lucio Ranucci "Vestigia di memorie"
Catalogo in mostra
Presentazione critica a cura di Renzo Dall'Ara
Apertura sino al 6 novembre 2011.
Orari:
giovedì e sabato dalle ore 16.00 alle ore 19.30; 
domenica e festivi dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30, 

Organizzazione: 
Galleria d’arte moderna STUDIO 10, via Garibaldi, 1 San Martino dall’Argine (Mn)
Info: tel: 0376-919360, cel: 339-2069027, mailto:galleriastudio10@tele2.it



venerdì 1 luglio 2011

ENZO SICILIANO - SUMIRAGO (VA)

SALA CONSIGLIARE DEL COMUNE DI SUMIRAGO (VA)
2 – 24 LUGLIO 2011

ENZO SICILIANO, INCISIONI, DISEGNO e PITTURA

Opere dell’artista e carte di amici e colleghi.
Paz, Papetti, Togo, Valdet... e altri ancora!

COMUNICATO STAMPA

Enzo Siciliano si racconta attraverso i fogli realizzati in una vita di intensa dedizione all’arte. Un abile artigiano che ha usato il torchio a mano per molti anni dedicandosi con successo alle varie tecniche di incisione a cui ha sempre affiancato il disegno e la pittura.
Un Artista che ha avuto l’opportunità di crescere e far maturare le sue abilità tecniche negli studi dei “grandi milanesi” del secondo dopoguerra. La zona mitica (e mitizzata) dell’Accademia di Brera - oggi stravolta dalla modernità – era negli anni Sessanta e Settanta il fulcro del fermento artistico contemporaneo: luogo di sperimentazione visiva, di ingegno intellettivo; luogo di cultura e di perdizione.
Dai caffè centrali, sedi di incontri quotidiani tra pittori, scultori e poeti (Piero Manzoni, Eugenio Montale…) agli atelier di Corso Garibaldi.
Enzo Siciliano ha vissuto fino al 1976 nel quartiere di Brera assorbendo gli impulsi creativi e vitali che ha poi riportato nei suoi lavori, scegliendo un linguaggio personale e toccante.
In mostra numerose opere di Enzo Siciliano: ritratti di cantautori, letterati, poeti, uomini di cultura, gente comune. Esposte anche incisioni e grafiche dei maestri che ha avuto il piacere di incontrare, conoscere, frequentare e collezionare. Tra loro: Luca e Roberto Crippa, Gianni Dova, Piero Manzoni, Julio Paz, Alessandro Papetti, Valdet.

INAUGURAZIONE SABATO 2 LUGLIO DALLE ORE 18
CONVERSAZIONE CON ENZO SICILIANO
Segue rinfresco

INCONTRO CON L'ARTISTA DOMENICA 10 LUGLIO DALLE ORE 11
CONVERSAZIONE CON ENZO SICILIANO SUGLI ANNI DI BRERA.
IL FERVORE ARTISTICO E LETTERARIO DI MILANO NEL SECONDO DOPOGUERRA, L'AMICO PIERO MANZONI E IL QUARTIERE DI CORSO GARIBALDI.
a cura di Laura Orlandi

BIOGRAFIA

Enzo Siciliano nasce a Milano nel 1942, frequenta il Liceo Artistico di Brera quindi la facoltà di architettura. Già nel 1960 inizia l’attività espositiva poi ha una parentesi lavorativa come grafico e designer. Riprende la pittura nel 1970 e dal 1972 inizia una serie di presenze in mostre e manifestazioni in Italia e all’estero, da Milano a Modena, Verona, Varese, Parigi e Lugano. La grafica prevale sulla pittura dal 1985 quando inizia a collaborare con vari editori in Francia, Italia e Svizzera. Le sue opere grafiche sono pubblicate su libri di poesia, enciclopedie…
Dal 1976 l’artista ha lasciato Milano e la zona di Brera. Attualmente vive a Caidate (VA).


ENZO SICILIANO
INCISIONI, DISEGNO e PITTURA
DAL 2 AL 24 LUGLIO 2011
Sala Consigliare del Comune di Sumirago (VA)
Via San Lorenzo, 21 di fronte alla Chiesa Parrocchiale
ORARI: Lun. - merc. - giov. 9.30/13.00
sab. 9.30-13.00/15.00-18.30
dom. 9.30-12.30/15.00-18.30
Per informazioni rivolgersi alla Biblioteca di Sumirago (VA) – Sig.ra Nicoletta Martarello
biblioteca@comune.sumirago.va.it
tel. 0331905256

Comunicazione e stampa: Emanuela Rindi - info@rindiart.it

LA MOSTRA è REALIZZATA GRAZIE AL PREZIOSO CONTRIBUTO DELLA BIBLIOTECA DI SUMIRAGO E DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE.
SI RINGRAZIA PER LA FATTIVA COLLABORAZIONE

domenica 22 maggio 2011

Dino Villani - Museo della galleria del premio di Suzzara


MUSEO DELLA GALLERIA DEL PREMIO SUZZARA

DINO VILLANI

Xilografie

dal 22 Maggio al 30 Giugno 2011

Luogo: Museo della Galleria del Premio Suzzara
Indirizzo: Via Don Bosco, 2/a - Suzzara (MN),
tel. 0376.535593

Mostra a cura di: Arianna Sartori

Presentazione di: Prof. Gilberto Cavicchioli

Inaugurazione: Domanica 22 maggio, ore 10.30

Catalogo: Centro Studi Sartori per la Grafica, Mantova

La mostra, promossa dal Centro Studi Sartori per la Grafica di Mantova e dalla Xiloteca Sartori di Mantova e patrocinaca dal Comune di Suzzara, propone, a poco più di vent’anni dalla scomparsa, una cinquantina di xilografie realizzate da Dino Villani (1898 - 1989) a partire dagli anni Trenta, dedicate al fiume Po e alla vita contadina e paesana della Bassa Padana. Sono opere poco conosciute, ma che a loro tempo avevano avuto riconoscimenti autorevoli da parte della critica più accorta che si occupava di incisione contemporanea (Luigi Servolini, Cesare Ratta) e che furono tenute a battesimo, per la loro prima e parziale edizione nel 1945, da Cesare Zavattini.

La mostra Ë accompagnata dal volume “Dino Villani. L’opera xilografica” edito dal Centro Studi Sartori per la Grafica di Mantova con testi di Mariella Milan, Luca Pietro Nicoletti e Maria Gabriella Savoia.

Il nome di Villani, abitualmente, riporta alla memoria la sua più nota attività di pubblicitario e di promotore culturale: basti ricordare, fra le sue numerosissime e geniali iniziative, l’ideazione del concorso di Miss Italia, del Premio Notte di Natale e del Premio di pittura “L’arte e il lavoro” di Suzzara (MN). Accanto a questo, però, Villani ha sempre coltivato la xilografia, dedicando una cura amorevole al racconto della civiltà dei campi della sua terra natale, di cui offre una meditata testimonianza poetica.

La mostra, che propone una nutrita selezione di opere di proprietà della Raccolta delle Stampe di Adalberto Sartori, consente di tornare a porre attenzione su questo lato meno noto del lavoro di Villani, ricordando come egli sia stato una voce significativa, a cavallo fra gli anni Venti e gli anni Cinquanta, nel dibattito sulla xilografia italiana moderna.

…DINO VILLANI…

Nel 2004 gli eredi di Dino Villani, donavano ufficialmente l’intero corpo delle matrici xilografiche e calcografiche che erano ancora in loro possesso ad Adalberto Sartori; affidavano a lui, la conservazione e la valorizzazione dell’importante e consistente opera grafica e, con la donazione, affidavano al Centro Studi Sartori un compito impegnativo e pieno di incognite; Adalberto, Arianna, ed io eravamo felici della grande fiducia dimostrataci, persuasi del nostro serio e costante impegno per confermare quelle che erano state le premesse alla Donazione.

Il nostro interesse per l’incisione antica e moderna, nato gi‡ trentacinque anni fa con la creazione della “Mostra del Libro e della Stampa Antichi”, organizzata per la prima volta in Italia ed ancora esistente, Ë continuato con il lungo lavoro che stiamo portando avanti da più di vent’anni quando abbiamo fondato il nostro mensile d’arte ARCHIVIO.

Da allora abbiamo compilato schede biografiche dedicate ai migliori incisori italiani; edito una “Agenda Sartori Per-Inciso”; collaborato alla fondazione del Museo della Grafica del Comune di Ostiglia; ideato la collana “Incisori italiani contemporanei”, che oggi comprende circa venti monografie dedicate agli incisori contemporanei; la collana “Temi incisi” che raccoglie incisioni di autori diversi legati tutte da un unico tema; collaborato con diversi Comuni (Tenno, Montichiari, Cassina de Pecchi, Sommacampagna, Ostiglia, Mantova, Quistello, Sant Agostino) allestendo mostre di grafica, oppure come prestatori di opere.

Importanti sono state la ricerca, la raccolta e la catalogazione di tutta l’opera incisa di Antonio Carbonati, attivo nella prima metà del secolo scorso, e curata la relativa mostra presso il Palazzo della Ragione di Mantova; scritto ed edito il primo volume di “Incisori moderni e contemporanei” e, grazie alla personale Raccolta delle Stampe di Adalberto Sartori siamo stati in grado di dedicare cicli di mostre all’Impresa dei Mille in “Garibaldi nelle due Sicilie”, ai “Trionfi di Sigismondo”, al Rubens, ad Adamo Scultori con l’opera “Pitture dipinte nella volta della Cappella Sistina nel Vaticano e, per la nuova collana “Album e cartelle”, all’“Eneide illustrata da Bartolomeo Pinelli” con la realizzazione di un volume dedicato al Pinelli e della relativa mostra presso la Ex Chiesa Madonna della Vittoria.

Questo Ë il quarto appuntamento espositivo dedicato alla grafica di Villani, realizzato a cura del Centro Studi Sartori, infatti in occasione del centenario della nascita, nel 2008, abbiamo allestito una prima mostra personale presso il Mulino Dugnani di Cassina de Pecchi, affiancata da un catalogo con riprodotte tutte le opere esposte; quindi un nuovo appuntamento con una mostra a Mantova presso la sede della Banca Fideuram e nel 2010 alla Fondazione Corrente di Milano.

L’impegno preso ci portava alla decisione di eseguire le tirature di tutte le centonovantanove matrici di Villani entrate in nostro possesso; per prima cosa si è provveduto al recupero con prudenti puliture dei rami e degli zinchi. Le relative tirature sono state fissate da tre ad un massimo di dieci esemplari per ogni matrice; mentre per le xilografie le tirature effettuate sono state di venticinque copie per ogni singola matrice. Per i legni più rovinati a causa del tempo, alcuni sono solcati da spaccature, altri hanno subito l’opera dei tarli, altri si sono “imbarcati”, per tutti questi si è provveduto ad una tiratura di soli cinque esemplari ciascuno, a scopo di pura documentazione.

Per la certificazione abbiamo punzonato a secco ogni singolo foglio, utilizzando il nostro simbolo (un piccolo scudo con il Leone rampante su una S), quindi a titolarle ed a numerarle.

Oggi, tutte le 126 matrici xilografiche (142 immagini) e le 73 calcografie tra acqueforti su rame e puntesecche su zinco sono state tirate, punzonate, titolate e numerate.

Dino Villani, pubblicista per antonomasia, inventore in Italia della comunicazione intergrata, precursore del marketing contemporaneo, autore di volumi, creatore delle più rinomate manifestazioni pubblicitarie, (il simbolo M per la nota industria dolciaria Motta, la Colomba Pasquale, la Festa di San Valentino, la Mille lire per un sorriso, poi diventata Miss Italia, il Piatto del Buon Ricordo, ecc.) e nel mondo dell’arte, curatore di mostre, pittore e incisore egli stesso (inserito dal Ratta, nel 1929, tra gli xilografi italiani), critico d’arte di fama nazionale, creatore del famoso Premio Suzzara, queste e altre iniziative lo evidenziano come uno straordinario personaggio eclettico, unico nel suo genere.

Villani, incisore, con il passare degli anni acquisisce uno stile personale, caratterizzato da un segno fortemente chiaroscurale, capace di raggiungere livelli di vera poesia.

Le sue incisioni, xilografie o acqueforti che siano, lo vedono raffigurare prevalentemente l’infinito paesaggio della pianura padana, la campagna, le piazze, i paesi, le borgate, colti nelle atmosfere delle varie stagioni dell’anno, il Po, con i suoi ponti di barche, i mulini, le golene, e le impressionanti e spaventose piene; le raffigurazioni degli antichi mestieri, quelli dove l’uomo operava in prima persona, solo con la propria fatica, in quello stretto rapporto con la natura e con il mondo animale, i fedeli buoi, il cane addormentato, che rendevano la vita molto faticosa, sì, ma dolcissima, sincera ed autentica, di una bellezza struggente, fatta di sudore e di rapporti veri.

Guardare le tavole di Villani, oggi, Ë come guardare e riscoprire il nostro passato, infatti, tutti siamo legati alla terra, abbiamo avuto un nonno, uno zio che lavorava la terra o viveva in campagna e, se in noi possono suscitare affettuosi ricordi d’infanzia, per i giovani si pongono quali fonti di conoscenza straordinari: come ci si vestiva? il vecchio tabarro! Ma che cosa Ë un tabarro, quanti sono i ragazzi che lo conoscono? E i ponti di barche, oggi vere rarità; ricordo che da bambina, abitavo a Sermide dove il Po è molto largo, c’era un ponte di barche, per accedervi bisognava pagare il pedaggio (una lira le biciclette), i carri trainati dai buoi, le motociclette, le automobili ed i camion (i più grandi d’allora erano come i nostri attuali autocarri), dovevano percorrerlo a bassissima velocità; durante la percorrenza, le assi che poggiavano sui barconi di cemento, stridevano fortemente, il rumore provocato che rimbombava nell’acqua era molto forte, ma su tutte le cose e le persone regnava un pesante silenzio perchè si era sul Po, e il Po faceva sentire il suo potere, la sua forza e incuteva sempre timore.

I mulini sul Po, dove si producevano le farine, funzionavano per mezzo delle poderose pale di legno che giravano, grazie alla forte corrente dell’acqua e mettevano a loro volta in funzione gli ingranaggi della macina; in verit‡ io non ne ho mai visti, li conosco perchè li ho visti nel 1971, alla televisione, nel famoso sceneggiato televisivo con la regia di Sandro Bolchi con Valeria Moriconi, Ottavia Piccolo e Raul Grassilli, quale adattamento al famoso romanzo di Riccardo Bacchelli, che già Alberto Lattuada, aveva diretto nel film girato nel 1949.

Ed ancora gli interni delle stalle, illuminate dalle fioche luci di piccole lanterne a petrolio, dove i nostri nonni trascorrevano parte della loro vita, sia durante l’estate per le cure che giornalmente attendevano alle poche bestie in loro possesso, ed anche e soprattutto d’inverno quando il calore della stalla riuniva quanti lavoravano nelle corti, per scaldarsi, per stare insieme e raccontare..., allora noi bambini ascoltavamo incantati, bevevamo un po’ di latte appena munto, cosÏ buono, tiepido, dolce. Ricordi d’infanzia...

Altre incisioni eseguite a puntasecca, più intime, per lo più dedicate agli affetti famigliari, il figlio Stelio, la madre, Berta, trovano nei segni morbidi, sicuri, che accompagnavano la silhouette della figura in una soluzione ottimale.

Il linguaggio dell’acquaforte non è particolarmente approfondito, i segni hanno spesso lo stesso peso, trasferiti sulla lastra con un’unica morsura; le incisioni sono affascinanti per i soggetti riportati più che per la tecnica incisoria, che trova in Villani un potente interprete. Curiosa la sua ricerca di un simbolo che potesse completare la firma posta sulle matrici: la sigla del nome con il cognome viene affiancata a volte dalla raffigurazione di un paio di pantaloni con un fallo uscente, oppure uno scudetto a forma di vanga V. che contiene la D., altre volte frasi o date precise, come se Villani avesse avuto in animo di comunicare il proprio stato d’animo.

Maria Gabriella Savoia

Arquà Polesine - Premio Raise 20^ edizione



mercoledì 11 maggio 2011

FRITZ BAUMGARTNER - ASTRAZIONI. AL MA.CA. DI ACRI

COMUNICATO STAMPA

FRITZ BAUMGARTNER. L’ASTRAZIONE
Il ritorno di un austriaco

A partire da sabato 25 giugno 2011, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) ospiterà una mostra antologica dedicata al grande pittore austriaco Fritz Baumgartner (1929-2006), maestro del segno e del colore che, nel corso della sua carriera artistica, ha saputo sapientemente fondere la lezione espressionista a una sempre più urgente esigenza d’astrazione, dando vita a una collezione di dipinti, disegni e vetrate contraddistinti da una mirabile sapienza grafica ed una sferzante energia.
La mostra – la più ampia rassegna di opere dell’artista austriaco mai fatta in Italia – sarà composta di oltre cinquanta dipinti e tredici disegni che spaziano dai primi anni ’50, quando ancora frequentava l’Accademia delle Arti Figurative di Monaco di Baviera, sotto la guida di Oskar Kokoshka, fino alle ultime opere realizzate a pochi mesi dalla morte.
 
«Artista inquieto e poliedrico – ha scritto di lui il gallerista torinese Arturo Bottello, a cui si deve la proposta e la diffusione della sua opera in Italia – , senza alcun dubbio uno dei più in-teressanti disegnatori e grafici contemporanei, uomo colto, dotato di un senso totale dell’esistenza, un’intelligenza vitale e partecipazioni non comuni con un modo di pensare, ve-dere, segnare l’essenza della vita che si dilata anche fra la gente.»  
Proprio l’essenza della vita è ciò che traspare maggiormente dalle sue opere, vere e proprie epifanie mondane, rappresentazioni sempre più fatte di un’astrazione singolare e personale dell’esistenza umana in tutte le sue sfaccettature, dai momenti più ironici e leggeri a quelli più profondi, tragici e appassionati. Non mancano i riferimenti mitici e biblici, trattati con intelligenza e sincera sensibilità culturale e spirituale, e nemmeno le celebrazioni della sensualità e della carnalità; una vasta gamma di temi che si rifrange nella poliedricità espressiva testimoniata da oltre cinquant’anni di costante ricerca e rinnovamento del proprio linguaggio pittorico.


    
FRITZ BAUMGARTNER, L’ASTRAZIONE
Il ritorno di un austriaco
Luogo:       MACA – Museo Arte Contemporanea Acri, Piazza G. Falcone, 1 – 87041 Acri (Cs)       
Curatori:     Boris Brollo
Vernissage: 25 giugno 2011, ore 18:00
Periodo:     dal 25 giugno al 2 ottobre 2011
Orario:       dal martedì alla domenica, 9-13 e 16-20; lunedì chiuso       
info:           Museo tel. 0984953309;  Ufficio stampa tel. 0119422568,
                 maca@museovigliaturo.it, www.museovigliaturo.it


giovedì 5 maggio 2011

OTTORINO DE LUCCHI - GALLERIA D'ARTE STUDIO 10

Comunicato Stampa


 OTTORINO DE LUCCHI
"Il sottile fascino del quotidiano"

Il giorno 08 maggio 2011 ore 17,00

presso la Chiesa di Santa Maria Annunciata di San Martino dall'Argine (MN)
La Galleria d'arte moderna "Studio 10" è lieta di invitarVi alla presentazione della
mostra personale dell'artista

Presentazione critica di Giuliano Pisani

Nel panorama dell’arte contemporanea, un artista che dipinge soggetti inanimati, fiori, frutta, ortaggi, con un’attenzione maniacale al dettaglio, all’atmosfera, ai giochi di luce e di colore, sembra appartenere a un passato lontano, fuori moda e fuori gusto. Come se componesse poesia in terzine dantesche o in ottave ariostesche. Non è uno sperimentatore, non è nemmeno un provocatore. Magari è bravo, ma che cosa può comunicarci, oggi, un figurativo? Proviamo a rovesciare questo luogo comune e semplicemente non vero. Partiamo da una premessa: siamo sicuri che un’opera figurativa del passato si possa cogliere con maggiore facilità di un quadro astratto? Senza un’adeguata preparazione culturale se ne coglie al massimo il riflesso esterno. Ciò vale per la Gioconda come per la Cappella degli Scrovegni, per la Tempesta di Giorgione come per il san Gerolamo di Antonello da Messina. Calma dunque. E ragioniamo. La ricerca di Ottorino De Lucchi muove da un’osservazione rispettosa di quella che un tempo si chiamava la natura delle cose. Delle cose, appunto. E pare dire a noi tutti che abbiamo perso l’abitudine di guardare e considerare le piccole cose di ogni giorno, che non sappiamo più coglierne le peculiarità, che abbiamo perduto la capacità di stupirci di fronte alla perfezione di una mela o di una melagrana. Bastasse questo, ci avrebbe già comunicato molto, avrebbe stimolato in noi una fertile riflessione. 
La natura parlava in passato con diversi linguaggi, quello realistico e quello simbolico. Un frutto non si esauriva nel suo sapore o nella sua forma, ma rappresentava l’opera creatrice di Dio ed era portatore di più significati, palesi e riposti, realistici e simbolici. L’allegoria della Caritas dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni ne è un esempio perfetto. La donna regge nella destra un canestro con spighe di grano, boccioli di rose, melagrane aperte e chiuse, fiori di melagrana, una castagna con il riccio, una noce. Una meravigliosa natura morta, hanno detto molti critici. Senza accorgersi, o capire, che per la tradizione cristiana sono tutti simboli della passione e morte di Gesù: la spiga di grano evoca l’eucarestia (con la sua farina si forma la particola, l’ostia sacra della Comunione), la rosa richiama le spine della corona posta sul capo di Cristo; la melagrana rappresenta la Chiesa, che sotto la stessa fede riunisce popoli profondamente diversi per cultura e tradizione (i chicchi separati eppure uniti), mentre il taglio rosso della melagrana aperta rappresenta il sangue di Cristo, il suo Amore misericordioso. La castagna avvolta dal riccio simboleggia il frutto della passione, la virtù nascosta circondata dalle spine che non riescono a intaccarne la dolcezza (le vie misteriose della Provvidenza divina che si attua, come nel caso di Cristo, attraverso le sofferenze e l’effimera vittoria della morte), mentre la noce rappresenta il frutto dell’albero da cui è tratto il legno della croce. L’uomo d’oggi ha perduto la dimensione del sacro, non sente di vivere immerso in una storia che viene da lontano, in un universo dove tutto ha un ruolo e un senso, dove anche lui è parte di questo tutto. La sacralità delle cose è estranea alla mentalità corrente. Si è più portati a credere alla magia o un soprannaturale effimero. L’aggettivo magico ha preso il sopravvento su sacro. ma ha perso anche la dimensione della bellezza. Eppure esiste e si vede un ordine perfetto, un kosmos, che è ordine, universo e bellezza insieme. La bellezza è ordine e vita, e non l’effimero riscontro che appaga i sensi, “E fea quell’isole feconde col suo primo sorriso”, dice Foscolo di Venere, dea della bellezza, che con la sua luce affolla di vita le isole dell’Egeo. La bellezza non è solo una questione di forme, colori ed equilibri compositivi. C’è una bellezza intrinseca nelle cose, anche in quelle esteticamente non codificate. Un pezzo di pane può non essere bello in sé, non rientrare in qualche canone estetico, ma può diventare bello per i suoi valori simbolici, laici o religiosi. L’obiettivo concettuale di Ottorino De Lucchi, la cifra della sua vocazione è proporre cose e oggetti comuni da un punto di vista artistico, per rendere apprezzabile ed esteticamente godibile ciò che appare comune e persino insignificante. Propone i suoi soggetti decontestualizzati da un qualsiasi ambiente, colti in sé, puri al punto che con loro c’è solo un fondo nero. C’è una religiosità nella cura riservata a queste umili creature, un’emozione che arriva fino a noi se andiamo al di là delle cose e cogliamo il messaggio che l’artista ci vuol dare.

Inaugurazione domenica 8 maggio 2011 ore 17.00
San Martino dall’Argine (Mn), Chiesa di Santa Maria Annunciata
Ottorino de Lucchi "Il sottile fascino del quotidiano"
Sarà presente l'artista.
Presentazione critica a cura di Giuliano Pisani. Catalogo in mostra
Apertura sino al 30 maggio 2011.
Orari:
dal giovedì al sabato dalle ore 16.00 alle ore 19.30; 
domenica e festivi dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30, 
il venerdi sera dalle 21.00 alle 23.00 in occasione del mercatino.
Organizzazione: 
Galleria d’arte moderna STUDIO 10, via Garibaldi, 1 San Martino dall’Argine (Mn)
Info: tel: 0376-919360, cel: 339-2069027, mailto:galleriastudio10@tele2.it

giovedì 21 aprile 2011

domenica 10 aprile 2011

Expo internazionale di arti visive - Montegrotto Terme (PD)


IN OCCASIONE DELLA IMPORTANTE MANIFESTAZIONE CITTADINA DELLA FESTA DEI FIORI

QUEEN_ART_STUDIO DI PADOVA

ORGANIZZA ED INVITA A:

Expo Internazionale di Arti Visive
'DELL'AMORE E DI ALTRI DEMONI'
OMAGGIO A GABRIEL GARCIA MARQUEZ
Expo Internazionale di Arti Visive: Pittura,Scultura,Grafica Fotografia

CENTRO CONGRESSI-PALAZZO DEL TURISMO-MONTEGROTTO TERME (PD)
8-15 MAGGIO 2011

Eventi correlati,spettacoli,performance.rappresentazioni ogni sera nel Teatro della stessa sede espositiva
Gli Artisti
Sono invitati ad esporre Artisti di fama nazionale e internazionale
La selezione avverrà tramite valutazione di curatori d’arte professionisti appartenenti all’Associazione Queen_Art_Studio,ma anche da critici d’arte esterni chiamati a giudicare valide le Opere degli artisti invitati a partecipare.

Discipline ammesse:
Pittura ,Scultura,Fotografia,Grafica

Partecipanti
Possono partecipare artisti professionisti maggiorenni di qualsiasi nazionalità (residenti e non-residenti in Italia)per le seguenti categorie: pittura, scultura, grafica, fotografia con un Opera per ogni partecipante.
MARIA TERESA PERULLI, ENZO DENTE, MAURO MALAFRONTE, ENNIO MONTARIELLO, VINCENZO REA, THOMAS FERRONATO, BENEDETTO CIOCIOLA, ANTONIO DE SIATI, CARLA BATTAGLIA, LILLIANA COMES, FEDERICA VEGGIATO, , ARDUINA SANTI, MAURO LACQUA, DAVIDE TIRELLI, NICOLA SORIANI, FRANCESCO DABERDAKU, MARIA LETIZIA PAIOLO, FRANCESCO GIRALDI, CARMINE ANTONUCCI, MARTINA CODISPOTI, ENRICA BERTAZZO, MARIANELA SALAZAR, CARLA RIGATO, VIRGINAI MILICI-VIRGY, PIERANGELA BILOTTA, IMMA VISCONTE, FABIOLA MURRI, HELENA GATH, PATRIZIA DA RE, MAURO ALICE, ANTONELLA IURILLI DUHAMEL, ODILIA LIUZZI, DONATO FUSCO, LUCIANO BUOSI, DIEGO DIEGOLANDI, SAMANTA LAI, ALESSANDRO BONFORTI, MONICA MARTINS, ELENA CLARA, ANNA BLOISE, ALEKSANDER LLESHI, GERARDO LAFRATTA, MANUELA BRONDIN, GIANFRANCO AMODEO, MARIABLU SCARINGELLA, LUNO, FRANCESCO MESTRIA, GIOVANNI TARLAO, CAROLEO ENZO, LORIS GERVASONI, SILVIA BOLDRINI, NICOLETTA PACCAGNELLA, MARCO MONTERISO
Il Tema dell'Expo
Il tema sarà dunque quello dell’Amore, ma amore inteso come demone ,e demone come amore nelle viscere dell'esorcismo e della più profonda umanità, ispirandosi alla lussureggiante favola d'altri tempi di G. Garcia Marquez,dove è cangiante il rispolvero delle paure primordiali tra sentimenti avversi all'ombra di belzebù; bello e magistrale. La passione senza confini.
La parola passione proviene dal latino passio, a sua volta derivato dal verbo ‘pati ‘che significava sopportare, patire. In realtà, in latino classico passio voleva dire solo turbamento dell’animo
La parola passione è stata usata fin dagli inizi della nostra letteratura, da autori come Dante e Iacopone da Todi.Nella cultura medievale il significato principale di passione è quello di sofferenza del corpo, tormento fisico, e poi esteso a qualsiasi dolore.
La passione è quindi un’emozione tanto violenta da dominare la volontà di chi la prova.
Chiamiamo infatti passioni i sentimenti incontrollabili come l’amore, l’odio o la gelosia, che spingono chi li prova ad azioni definitive, senza ritorno.
Passione può significare l’amore sensuale, anche violento, e indicare la persona che è oggetto di quell’amore. E’ passione il trasporto totale per un’idea o un’opinione: la passione politica, ad esempio, è l’attaccamento alla propria idea, visto sia in positivo, come impegno, appunto, appassionato, sia in negativo, come mancanza di quel distacco critico che permette di avere una visione chiara dei problemi e delle opinioni altrui.

SUL SITO INDICATO SOTTO: REGOLAMENTO E MODULO DI ISCRIZIONE DA INVIARE COMPILATO E COMPLETO DI FOTO DELL'OPERA IL PRIMA POSSIBILE all'email queenartstudiopadova@gmail.com

EVENTO VISIBILE AI LINK:
http://expogarciamarquez.blogspot.com/
http://www.equilibriarte.org/eventscal/5329
http://www.facebook.com/event.php?eid=156786887709248

Ass. Culturale Artistica ‘Queen_Art_Studio’ C.C,F.92214360288
Padova 35124 tel 3346447738
Email: queenartstudiopadova@gmail.com
Art Director
Maria Grazia Todaro

mercoledì 6 aprile 2011

Patrizio Mugnaini - collettiva Firenze e dintorni


Equilibri fiorentini


FIRENZE E DINTORNI - I TESORI
Con la primavera si apre una bella stagione di eventi per l’associazione culturale “La Rosa d’Oro dell’Arte”, primo fra tutti la mostra dal titolo “Firenze e dintorni - i tesori”, che avrà luogo nei locali della Galleria ”Via Larga”, resi disponibili dalla Provincia di Firenze, offrendo,così,la possibilità agli artisti di mostrare le loro opere al colto pubblico fiorentino.
Pittori, scultori, fotografi e poeti si sono cimentati in questo impegno con la passione e la curiosità di chi intraprende un viaggio,talvolta a ritroso nel tempo, ri-visitando luoghi e personaggi del passato storico-culturale della città e del suo territorio,oppure soffermandosi nel presente,traendo ispirazione da ciò che dà lustro e fa ancora bella questa città,o proiettandosi audacemente in un futuro immaginario, suggerendo, talvolta,con visioni onirico-surreali qualcosa che sussiste nel regno del possibile.
Il fascino di questa mostra sta anche nel fatto che le tecniche usate per la realizzazione delle opere sono funzionali al moto dell’anima che spinge ogni artista a stabilire un dialogo con lo spettatore, attraverso la ri-elaborazione della realtà per tradurla in un’opera spesso di notevole impatto visivo. Il trigono artista-spettatore con al vertice il soggetto,in questo caso “Firenze e dintorni - i tesori” esercita coinvolgimento e partecipazione emotiva per chiunque volga lo sguardo ad una città unica al mondo e all’incantevole bellezza della sua provincia, non priva, peraltro, di straordinari  risvolti culturali.
Lucetta Risaliti

COLLETTIVA di
PITTORI, SCULTORI, FOTOGRAFI, POETI ...
Lunedì 11 Aprile 2011
inaugurazione alle ore 17,00
Galleria VIA LARGA - Via Martelli 5 - Firenze
Dal 12 al 19 Aprile 2011 Orario:
Dal Lunedi al Venerdi mattina 9 -13 pomeriggio 15 -18
Sabato e Domenica 15 -18
Dal 1 al 31 Maggio 2011
la mostra sarà trasferita nei locali della
Galleria “La Rosa d’Oro dell’Arte”
Orario: Dal Lunedi al Venerdi dalle 15,30 -18,30
Via Ghibellina, 92 r - Firenze

Partecipano

PITTORI
Annaluce Abbatecola
Vittorio Abrami
Renata Belluomini
Stefano Benelli
Laura Casini
Silvia Cesarini
Caterina Chieffo
Anna Crisci
Paola Crisci
Mara Faggioli
Alessandro Fusillo
Anna Di Gennaro
Paolo Giomi
Francesca Giglioli
Pia Lachi
Emanuele Li Pira
Adriana Lopreiato
Vincenzo Madeo
Alyosha Marino
Maris
Cristina Moretti
Patrizio Mugnaini
Dania Niccolai
Barbara Passerotti
Lucia Petroni
Lucetta Risaliti
Miriam Tacchi
Gabriella Tatini

SCULTORI
Laura Casini
Letterio Gagliardi
Giuseppe Manuelli

FOTOGRAFI
Maximiliano Cesarini
Alessio Mancini
Rose Ann Parisian
Massimiliano Puccini
POETI
Mara Faggioli
Rita Pini
Antonio Sabatino
Patrizia Tofani

Presenta la mostra il critico d’arte
Prof. Vittorio Abrami
e la Dott.sa Rita Pini
Pubbliche relazioni
a cura di Laura di Marco
Servizio televisivo a cura
del Dott. Fabrizio Borghini
di Toscana TV
La direzione ringrazia la
Provincia di Firenze per il patrocinio
e Giuseppe Pinzauti
per la sua Preziosa collaborazione

lunedì 28 marzo 2011

UMBERTO ZERBINATI - Galleria 2E di Suzzara (MN)

 


Pur non discendendo direttamente dalla grande tradizione dell'incisione moderna mantovana, Umberto Zerbinati (Valeggio sul Mincio, 1885 - Mantova, 1974) ne è il prosecutore più illustre. Non si annoverano altri che abbiano saputo al pari di lui esprimere con gli acidi e la punta metallica i tradizionali valori del paesaggismo virgiliano e che ne abbiano intuito la definizione romantica con altrettranta chiarezza. Alcuni dubitano se sia da preferire in lui il letterato o l'incisore anche se non v'è dubbio che, come scrittore e soprattutto come poeta, ebbe maggior credito di quanto non gli fu dato per le tavole grafiche. Ma la sua qualità espressiva come artista figurativo è tale da porlo alla pari dei maggiori esponenti coetanei di fronte alla storia dell'arte mantovana. Oltreché con grandi poeti ebbe rapporti anche con famose personalità della pittura come Felice Casorati col quale collaborò alla rivista "Via Lattea" (Verona 1914).
Egli si approssima all'incisione dopo aver tentato anche la scultura (è amico di Clinio Lorenzetti) ma desiste a favore dell'incisione alla quale si dedica con cautela elaborando sensibili puntesecche prima di affrontare l'acquaforte. L'iniziale limitazione di non conoscere perfettamente le tecniche specifiche dell'arte lo mette su una posizione di curiosa, continua verifica delle possibilità espressive degli strumenti e dei materiali; è paradossalmente la sua inesperienza a farne uno sperimentatore puntiglioso ed entusiasta. Quando, agli inizi degli anni Cinquanta, realizza una cartella di acquetinte, queste sono realizzate con procedimenti inusitati e producono esiti particolarmente suggestivi. Si direbbe che i suoi primi lavori siano esemplati sull'opera di Antonio Carbonati, ma presto Zerbinati trae profitto anche dall'esperienza fotografica del fratellastro Carlo, incrociandola con la propria.
Dal naturalismo accademista con cui si presenta alle prime mostre, matura una complessità sensuosa e chiaroscurale, attribuendo alle immagini un soffio di mistero con evocazioni lontanamente redoniane, assommando in una stessa stampa finezze crepuscolari con l'uso disinvolto dei più vari strumenti, l'invenzione di procedimenti non ortodossi (è tra i primi a produrre puntesecche su lamina plastica trasparente) con risultati spettacolari, e raggiungendo un'amplissima varietà di toni emozionanti.
"Sono venuto all'arte incisoria dalle lettere" scrive in un brano autobiografico "Non ho avuto alcun maestro; lavoro d'istinto, non mi pongo assunti programmatici, non appartengo e non voglio appartenere a nessuna scuola: solitario in tanto baccano per natura e per elezione persuaso che travailler en troupe - come diceva Paul Fort - est indigne d'un poète". Come si vede, si preoccupava di essere, e di essere considerato, un poeta. Che lo fosse per le sue raccolte di versi, apprezzati da Emilio Cecchi, Eugenio Montale e Benedetto Croce, o lo fosse per la sua in certa misura segreta, opera d'incisore, non mette conto distinguere.

Renzo Margonari

domenica 13 febbraio 2011

L'Italia s'è desta 1945 – 1953 . Arte italiana del secondo dopoguerra, da De Chirico a Guttuso, da Fontana a Burri

La mostra è posta sotto l ’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitanoe gode dei patrocini del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Ravenna.

Aligi Sassu, Via Manzoni 1952
Arte italiana tra il ’45 e il ’53, ovvero gli otto anni in cui davvero l’Italia s’è desta, il tempo più vivace, magmatico, contrastato di tutto il nostro Novecento.
Il progetto di mostra curato da Claudio Spadoni, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e dal Museo d’Arte della città, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, in programma nelle sale del Mar dal 13 febbraio al 26 giugno 2011, ha l'ambizione di ricostruire tutte le diverse fasi delle vicende artistiche dalla fine del secondo conflitto mondiale alla grande mostra di Picasso in Italia del 1953, a Roma e poi a Milano, che, per molti aspetti, segna uno spartiacque fra il dopoguerra del rinnovamento, dei dibattiti culturali, delle costituzione di gruppi e movimenti, e la seconda parte degli anni Cinquanta.
Per la prima volta verrà offerto un quadro complessivo di quelle stagioni cruciali della storia artistica italiana. Un fermo immagine che registra non solo il nuovo che ribolle, ma anche la vitalità di ciò che il montare di quest’ansia di modernità europea andava relegando ad una ingiustificata considerazione marginale, ovvero le opere ultime, eppure spesso sorprendentemente felici, dei grandi protagonisti della prima metà del secolo: da Morandi a De Pisis, da Balla a Carrà, da Casorati a De Chirico, da Martini a Marini e Manzù. Maestri, non ancora scomparsi, dei quali viene documentato il lavoro di quegli anni, fra storia e attualità.
Ma L’Italia s’è desta: 1945-1953. Arte italiana nel secondo dopoguerra è in primo luogo il racconto del voltar pagina, un mutar paradigma di una generazione alla ricerca, affannosa e creativa, di nuove possibilità espressive.
Milano, Torino, luoghi di resistenza degli ultimi anni della guerra, furono insieme a Roma e Venezia le principali città nelle quali la vita artistica italiana riprese impulso.
Erano gli anni in cui gli artisti italiani più impegnati identificavano in Pablo Picasso l'imprescindibile alternativa europea alla chiusura provincialista. Le sue opere rappresentavano un modello fondamentale della modernità, per linguaggio e contenuti ideologici. L'infatuazione Neocubista, secondo il modello di Guernica, trova riscontro in gran parte degli artisti, con figure di primissimo piano come Guttuso, Leoncillo, Morlotti, Pizzinato, mentre il bisogno di un legame tra arte e oggettività si esprime nelle diverse forme di Realismo di un Peverelli, di un Testori, di un Sassu, di uno Zigaina.
Quasi contemporaneamente l’esigenza di coalizzarsi in gruppi veniva espressa dal Fronte Nuovo delle Arti che accomunava presenze eterogenee (Birolli, Guttuso, Leoncillo, Morlotti, Pizzinato oltre a Levi, Santomaso, Vedova, Viani) ed ebbe la consacrazione alla Biennale del '48, pur nella difficile convivenza di figure e istanze incompatibili.
In ambito romano nel '47 nasceva Forma 1, ovvero il gruppo astratto votato a Balla, a Kandinskij, a Matisse, con artisti come Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo, Turcato. Il frenetico bisogno di cambiamento che caratterizzava le vicende della ricerca non figurativa, trovava riscontro ancora a Roma intorno alla Fondazione Origine (1949) con Ballocco Burri, Capogrossi, e a Firenze con il Gruppo dell’Astrattismo Classico (1950) capeggiato da Berti e Nativi.
Intanto Fontana, rientrato a Milano dall'Argentina, nel 1947 diede vita allo Spazialismo insieme a Crippa e Dova; pochi anni dopo, nel '51, sempre nel contesto milanese ricco di fermenti, nasceva il MAC Movimento Arte Concreta, composto fra gli altri da Dorfles, Munari, Radice, Reggiani, Sottsass.
Ne '52 Baj, Colombo, Dangelo sottoscrivevano il Manifesto della pittura Nucleare, nello stesso anno Lionello Venturi presentava il Gruppo degli Otto, (con Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova) con la formula dell’Astratto Concreto.
Dopo diverse rassegne che hanno preso in considerazione solo singolarmente ogni movimento o gruppo, senza possibilità di confronti contestuali diretti, la mostra del Mar, attraverso le 160 opere fondamentali degli artisti del tempo, ripercorre tutte le complesse vicende del periodo.
Un particolare risalto viene dedicato anche a coloro che portarono avanti ricerche personalissime come Alberto Burri, Carol Rama, Luigi Spazzapan, Antonio Zoran Music, Tancredi, e alcuni giovani bolognesi come Romiti, Bendini, Vacchi figure sostanzialmente isolate rispetto ai gruppi ufficiali.
Pur concentrata sull’arte, la rivisitazione degli otto anni che traghettarono l’Italia alla contemporaneità trovano in mostra, esempi di intersezioni con le altre arti, dal cinema del Neorealismo, all’architettura. In un proteiforme mosaico che nella diversità e dissonanza delle sue tessere compone l’immagine estremamente composita di una Italia nuova.
Documenta l'esposizione un importante catalogo edito dalla casa editrice Allemandi, a cura di Claudio Spadoni, con saggi di Marco Antonio Bazzocchi, Luciano Caramel, Claudia Casali, Alberto Giorgio Cassani, Francesco Poli, Luisa Somaini e Claudio Spadoni, mentre gli apparati bibliografici sono di Irene Biolchini.

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Informazioni Evento:
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Data Inizio:13 febbraio 2011
Data Fine: 26 giugno 2011
Luogo: Ravenna, MAR Museo d’Arte della città di Ravenna
Telefono: 0544.482017 / 482775
Sito Web: http://www.museocitta.ra.it/

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Dove:
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Ravenna, MAR Museo d’Arte della città di Ravenna
Città: Ravenna
Indirizzo: via di Roma 13
Provincia: (RA)
Regione: Emilia-Romagna
Telefono: 0544.482017 / 482775
Sito web: http://www.museocitta.ra.it/

martedì 25 gennaio 2011

ARTE A MANTOVA, 2000-2010


dal 23 gennaio al 25 aprile 2011  

Dopo la ricognizione effettuata nel 1999 sull'arte del '900 a Mantova e nelle sue diramazioni, questa nuova esplorazione riprende i fili di quel passato per avviare una ulteriore messa a fuoco della situazione in atto. Con la consapevolezza che nulla vi è di esaustivo in questo sforzo di conoscenza, ma anche con la certezza che questi limiti impliciti non possono frenare l'impegno di costruire una mappa delle forze attive nel presente.
Come spesso avviene nella geografia artistica delle diverse città italiane anche a Mantova si respira l'atmosfera di una ricerca disseminata su più fronti operativi, con una compresenza non solo di generazioni diverse ma anche di comportamenti differenti all'interno delle stesse generazioni.
Questa situazione indica una "realtà in movimento" dove si intrecciano idee e pratiche individuali che rimandano a molteplici radici culturali, l'officina artistica mantovana è dunque esplorata attraverso quello che è sempre stato un rifiuto costante dell'omologazione e - ancor oggi - si può definire come impossibilità a riconoscersi in un'identità unitaria.
Il progetto espositivo curato da Claudio Cerritelli (docente di storia dell'arte contemporanea all'Accademia di Brera) esprime una volontà di calarsi nei percorsi diramati e fluidi delle opere scelte come segni emblematici di molteplici livelli di ricerca, non temendo di mescolare le differenti storie, anzi intrecciando senza remore esperienze innovative con ricerche più rivolte ai valori del passato. Lo scopo è di restituire al visitatore sia le persistenze dell'arte mantovana (le generazioni più consolidate e attive da diversi decenni) sia le verifiche delle generazioni venute alla ribalta nei due decenni finali del '900, sia - infine- le nuove presenze che comprendono innanzitutto i più giovani, ma non escludono autori più maturi che solo di recente hanno rafforzato la consapevolezza del proprio fare. Le proposte creative mostrano un ampio raggio d'azione riferibile alle temperature concettuali, analitiche ed espressive della pittura e della scultura, alle istallazioni e agli sconfinamenti ambientali, alle implicazioni tecnologiche e ai confronti linguistici con le nuove strumentazioni visive.
Visitando questa mostra lo spettatore si troverà di fronte ad un'avventura policentrica dello sguardo che comporta molteplici livelli di lettura, si tratta di un viaggio polisensoriale nei dinamismi messi in atto da dipinti, sculture, oggetti, assemblaggi, contaminazioni, fotografie, istallazioni, immagini tecnologiche. 



ARTE A MANTOVA, 2000-2010
Persistenze Verifiche e Nuove Presenze
Casa del Mantegna
Via Acerbi 47 - Mantova
tel. 0376 360506 - fax 0376 326685
casadelmantegna@provincia.mantova.it


23 gennaio - 25 aprile 2011
A cura di:  Claudio Cerritelli
da martedì a domenica
10:00 / 13:00 - 15:00 / 18:00

venerdì 21 gennaio 2011

FRANCESCO TORALDO "COMPOSIZIONI MUSICALI" - M.A.C.A. DI ACRI


COMUNICATO STAMPA
A partire da sabato 19 marzo 2011, nell’ambito della quarta edizione del progetto BANCARTIS indetto dalla BCC Mediocrati di Rende, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) dedicherà un’ampia personale a Francesco Toraldo, artista dotato di una grande forza espressiva, i cui quadri – vere e proprie deflagrazioni cromatiche – possono essere paragonati a delle improvvisazioni jazzistiche tanto raffinate quanto vigorose.
Nato a Catanzaro nel 1960, Toraldo è un pittore la cui peculiarità espressiva è data da un suggestivo e coinvolgente intreccio di narrazioni figurative che non provengono tanto da un progetto precostituito, quanto da un ardore guidato dalla memoria e dalle emozioni. Dalla biografia di questo artista si evince un certo spirito ribelle. A suo tempo, infatti, egli non ha voluto portare a termine gli studi accademici, che gli sono comunque stati utili come base di apprendistato. Il suo vero maestro è stato il padre Enzo, anch’egli pittore, il quale ha saputo infondergli l'amore istintivo per una figurazione forte e calibrata. Le capacità espressive di Francesco Toraldo si effondono nella sua opere con gli effetti vibrati di colori primari e puri che sono evidenti sintomi di un animo che non ama certo tenere sotto controllo la propria fantasia, interpretando il mondo attraverso il filtro delle emozioni; un pittore dotato di un’estrema sensibilità per la rivelazione del particolare inserito in un contesto visivo dove prevale un espressionismo venato di dolcezze post-romantiche.
La collezione di oltre trenta dipinti che faranno parte della mostra offre la quintessenza dell’arte di Toraldo. A colpire immediatamente lo sguardo dello spettatore sono i colori brillanti degli strumenti musicali, esaltato dal contrasto con le mani bianche dei musicisti che sembrano volare sopra di essi, sfiorandoli e sfumando nel passaggio tra le note quasi fossero fatte di polvere di gesso. Il tutto da vita  ad una figurazione calda intrisa di vibrazioni, di palpiti e di passione, fatta di un’immediatezza segnica che sembra nascere direttamente dal colore, senza la necessità di un disegno preparatorio. Il dipinto si genera dall’intreccio istintivo dei colori sulla tela che scaturisce in un’opera informale su cui, successivamente, il pittore costruisce le sue magnifiche figurazioni astratte.
Francesco Toraldo ha tradotto la sensibilità Fauve, lo studio sul movimento tipico dei Futuristi – e di Balla in particolare –, i visi espressionisti leggermente deformati, in una capacità tutta personale di dipingere la musica, di fare del jazz con gli strumenti della pittura, perdendosi in raffinati assoli fatti di esplosioni cromatiche e tempeste segniche.

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FRANCESCO TORALDO, composizioni musicali
Luogo:                 MACA – Museo Arte Contemporanea Acri
                           Piazza G. Falcone, 1 – 87041 Acri (Cs)                           
Curatori:              Boris Brollo e Federico Bria
Vernissage:         19 marzo 2010 ore 18:00
Periodo:              dal 19 marzo al 29 maggio 2011
Orario:                dal martedì alla domenica, 9-13 e 15-19; lunedì chiuso                           
info:                         Museo tel. 0984953309;  Ufficio stampa tel. 0119422568, maca@museovigliaturo.it