lunedì 1 novembre 2010

Giuseppe Guindani

Un artista dà quel che si porta dentro. Ma è pur necessario che giunga la scossa di un motivo esteriore a destare la pienezza del suo atto creativo; come l'urto improvviso di una brezza che s'alzi ed empia, spingendo, la vela della sensibilità artistica.
Esistono le «occasioni» (come le ha chiamate Montale) uniche e ineludibili per un' artista; gl'infallibili eventi, oggetti, luoghi, sui quali egli addensa le più urgenti affezioni del cuore; le corde più remote della sensibilità creatrice. Sono questi i momenti in cui il suo tesoro d'umanità e le sue qualità d'artista si fondono in un solo slancio; trovano quell'accordo, intimo e fervente, in grado di donare significato e valore di poesia a tutto ciò che vedono, sentono, esprimono. E' allora soltanto che le forme e il tempo delle «occasioni» esteriori diventano le forme e il tempo interiori dell'opera d'arte; come figli d'un unico sangue, di una sola volontà: rendere vivente nell' opera l'emozione provata dinnanzi allo spettacolo e al senso della vita. Anche se non può competere con Venezia e la sua laguna, nè con il Lago Maggiore e le sue isole deliziose (motivi prediletti da una sceltissima schiera di artisti che, tra Ottocento e Novecento, traluce di nomi come quelli di Ranzoni, Fontanesi, Bazzaro, Morbelli, Boccioni, Carrà, Marussig, Del Bon, Bresciani da Gazoldo e altri), il Lago di Garda è stato fonte d'ispirazione per un buon numero di pittori del nostro secolo.
Pittori schivi o appartati, in genere mal conosciuti; i quali, sapendo fin troppo bene il rischio del vedutismo banale, hanno saputo ricreare la bellezza vera delle sue acque e dei suoi cieli immensi e frastagliati, delle sue lontananze a quando a quando vaporanti e incombenti, dei suoi golfi e paesi voluttuosi e fioriti. Motivi e figure del Lago di Garda non sono mai mancati nel repertorio iconografico della tradizione artistica mantovana del nostro secolo: in Zerbinati (lo stretto collaboratore della rivista veronese «La Via Lattea», fondata da Casorati), Bresciani da Gazoldo, Zanfrognini, Facciotto, Perina, Dal Prato, Marini, Nene Nodari, Guindani.
Al vaglio della storia artistica passata e recente, Giuseppe Guindani resta tra i cantori più schietti, fedeli e memorabili del Lago di Garda. Di lui si conoscono i lunghi e abituali soggiorni a Malcesine dal 1924 al 1934 (con soste, brevi e intermittenti, prima e dopo questo decennio), nella casa circondata da una lussureggiante flora mediterranea, da dove lo sguardo poteva spaziare sulle rade e gli orizzonti lacustri. A Malcesine - in quegli anni ancor più di Mantova lontana dal rombo della storia - Guindani veniva a rifugiarsi come in un paradiso dorato, ai margini della scena artistica del suo tempo; per scelta di volontario isolamento e di una dignitosa solitudine; forse aristocratica, forse chiusa in una sua malinconia del vivere, ma artisticamente attiva; piena di idee creative; rigogliosa di momenti contemplativi che Guindani, tenendosi al fianco la moglie Aristea come l'essere più importante della sua esistenza d'ogni giorno, traduceva in apparizioni di colori inebrianti e preziosi; abitate dal sentimento che la vita è una lenta magnificenza da scoprire nel giorno che non finisce mai; nè mai d'incantare gli occhi di un pittore autentico.
Guindani e la sua pittura sono legati a Malcesine da fibre profonde. Non è eccesivo dire che il Lago di Garda ha plasmato parte della sua vita e della sua formazione artistica. II pittore mantovano ha fatto di Malcesine e del Lago di Garda quel che un Birolli ha fatto di Manarola e delle Cinque Terre: il luogo assoluto, previlegiato, dell'ispirazione felicemente e totalmente riversata nella visione e nella riflessione del paesaggio naturale. Vero e consolidato maestro nella pittura di ritratto e d'interni (sin dagli anni Dieci, quando riceve l'elogio beneaugurante di Boccioni), dopo Malcesine Guindani diventa paesaggista mirabile a tutti gli effetti.
Qui, ove anche Goethe aveva indugiato in estasi, assimilando scorci e atmosfere del Garda nei suoi disegni folgoranti e meticolosi allo stesso tempo, Guindani sapeva cogliere la soavità piena di questa luce veneta, tra le rive sinuose e animate da riverberi ora squillanti, ora velati. Nei suoi dipinti del periodo di Malcesine, le immagini del lago respirano di sè stesse, come bianchi lini nella calura; sciorinate nella fragranza amorosa di una pittura sempre più intrisa d'infinite modulazioni del campo cromatico che si accende d'impennate verdi, blu, bianche, rosa, gialle; a prova di un'immaginazione calda e moderna; nata sotto il segno della solarità di un Ingres e delle larghe stesure cromatiche di Gauguin; memore della scintillante e festosa «naturalità» di Armando Spadini e di quei brani pittorici di spontaneità quasi fisica creati dal suo vecchio insegnante di Brera, Cesare Tallone: maestro nell'orchestrare lo squillo d'un bianco o d'un rosso che empie di vibrati riflessi un verde, un bruno, un blu che si trovino accanto. Nella stretta e operosa alleanza tra spontaneità e riflessione, Guindani viveva Malcesine e i suoi scenari naturali con un sentimento esultante e rapito dalla bellezza delle cose che vedeva intorno. Senza mai indulgere al confuso trasformismo stilistico dei vari classicismi, arcaismi e avanguardismi di quei tempi, Guindani è stato un limpido, strenuo esempio di pittore coerente alle proprie ragioni interiori (come un Morandi, un Licini, un De Pisis). I dipinti gardesani lo testimoniano ampiamente, in modo commovente; schiusi come fiori tuffati in una specie di mimesi della luce che si profonde in macchie cromatiche risplendenti, illimitate, portatrici di un lirismo vivido, espanso, primaverile; talora sfiorato da crepuscolari delicatezze, tal' altra da chiarori a non finire, d'alto meriggio, che percuotono l'anima di un senso di gratitudine alla vita.
A Malcesine Guindani trova nuovi spazi di libertà creativa; stempera gli aspetti più compassati e levigati del suo tradizionale, nobile lavoro d' atelier; si dispone a inediti e corroboranti equilibri pittorici tra valori luministici e strutture compositive del quadro.
Il paesaggio lacustre inargentato da flutti appena turbino si, il fogliame dei broli trafitto dal sole, l'eburnea figura biancorosa di Aristea incisa su uno sfondo di perla, i morbidi pennacchi dell'elegante papiro elevati al cielo blu cobalto, i roridi intrecci delle vigne e degli olivi a fine estate, sembrano nascere sotto i nostri occhi; per un gioco di valori e di toni mai tanto immediato, sfolgorante e sugoso.
Senza mai sperdere la forbitezza plastica, la visione si dipana fino all'iridescenza pura, che dilata i confini dello spettro visibile, quasi sfuggendo alla «legge della cornice».
A differenza di gran numero di pittori attratti, in prevalenza, dalle linee d'acqua del paesaggio, Guindani ha dipinto volentieri l'entroterra delle riviere gardesane: le soleggiate stradine di campagna, i monti sorgenti di lontano, i declivi gremiti di olivi, gli orti e i giardini fiammeggianti d'erbe sempreverdi, di fiori variopinti; sovente abitati da figure muliebri iridate, irrigate, sforate dai battiti della luce e delle ombre colorate.
Guindani a Malcesine s'immerge nel cuore del visibile, sopprimendo la distanza che, nella pittura d'atelier, il «motivo» elevato a «soggetto» del quadro frappone tra sè e l'artista. Sul Garda la pittura di Giuseppe Guindani non si preoccupa di tenere il mondo sullo sfondo; come si può ammirare nel tema del giardino. Come un dono inesauribile e prezioso deve essergli parso il giardino. La cosa più desiderabile e seducente; l'emblema (come, ad esempio l'albero solitario nella pittura di Carlo Mattioli), il luogo dell'anima, il campo eliso in cui l'artista non solo trasfonde tutta la sua maestria e il suo amore della pittura; ma può crederlo la parte immortale della sua vita. 
"Gian Maria Erbesato"





BIBLIOGRAFIA

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Scorcio di uno dei saloni (opere di Guindani) della mostra del Premio Cremona, della quale avrà luogo oggi la vernice (fotografia in bianco e nero), in «Il Regime Fascista», Cremona; 18 maggio.
Il Premio «Cremona» (Illustrazione in bianco e nero del dipinto di Giuseppe Guindani (motto «Ardere») dal titolo: A Monaco noi abbiamo operato per la pace con giustizia, in «Il Regime Fascista», Cremona, 4 giugno.

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Illustrazione in bianco e nero del dipinto di Giuseppe Guindani La strada, in «Rivista Bimestrale Unione prof. e Artisti di Mantova», Mantova. Nicodemi - Bezzola, 1939, n. 2648.

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Riproduzione in bianco e nero di Mantova intima, incisione in «Gazzetta di Mantova», Mantova, 2 aprile.

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